La mia prima burrasca forte: Mare forza 9
Ottobre in Grecia. È ancora estate, ma non è torrido: è dolce, il vento meno forte. Lasciare Corfù ed i colori della vegetazione di Paxsos, fa già sentire il rimpianto del suo mare e la voglia di restare. Ma bisogna partire per la traversata del Mediterraneo fi no a Gibilterra. Tappa a Reggio Calabria, lo stretto di Messina e il nord della Sicilia, fi no a Palermo. La sera usciamo per un’ora di turismo veloce. La stanchezza della navigazione ci fa andare tutti a nanna. Al mattino abbiamo occasione di fare colazione al bar: la tipica brioche calda con ripieno di granita al limone. Ottima colazione se gustata in Sicilia.La barca è attrezzata per il charter e Mario, il proprietario, ha fretta di giungere a Gibilterra. Avrà un equipaggio di clienti, aspiranti alla prima traversata oceanica. Assieme leggiamo il bollettino meteo esposto alla capitaneria: previsto mare forza 5 in intensificazione da sud-ovest. Sarà una libecciata che nel mese di Ottobre può facilmente giungere a forza 7 od 8, con onde e vento forte. Mario, che facciamo ?” Nadia e Luisa sono due passeggere e non possono stare al timone. Gigi e Alberto vanno bene in barca, ma se c’è mare grosso saremo solo noi due a darci il cambio al timone.” 31Bolina dura e bagnata nella traversata di ritorno verso l’Europa 32 D’annunzio scrisse Navigare necesse est. La frase latina Mario l’ha detta in veneziano, ma il significato è identico. “Gavemo de partir per forsa”.Porto più vicino per eventuale riparo: Cagliari, che è proprio sulla rotta per la tappa delle Baleari. Partiamo da Palermo con mare piatto come uno stagno, nemmeno una leggera brezza. Cielo grigio ed un’aria stranamente umida. Dopo un’ora il vento comincia improvviso a soffi are da sud-ovest come da previsione; le onde colpiscono la barca sul fi anco sinistro ed il mare rapidamente arriva a forza 7.
Bolina dura e bagnata nella traversata di ritorno verso l’Europa
Ci prepariamo ad affrontare la burrasca in arrivo: in pochi minuti cominciamo a ridurre la randa al minimo e cambiamo il fi occo grande con uno medio appena in tempo. Quasi subito la forza del vento arriva a forza 9: le onde del libeccio non ci permetteranno più di andare a prua per metter un fi occo piccolo, cioè la tormentina. Bisogna timonare con grande attenzione perché ogni onda che arriva, può colpire quelli che sono fuori in pozzetto legati sopravvento per riempirlo con quintalate di acqua. Nadia soffre il mal di mare e si precipita in cabina in cuccetta con un secchio vicino. Tutti i portelli sono chiusi: stare sottocoperta è come essere in un soffocante shaker. Comincia la lotta con le onde che non debbono entrare nel pozzetto. La barca è sbandata di 45° e Alberto, Gigi e Luisa siedono sopravvento, la parte che ora si trova più alta, ben legati con cime alle bitte. Mario mi dà il cambio al timone ed io sto sdraiato sottovento e legato. Cerco di dormire ma una manovra non perfetta del timoniere lascia entrare un’ondata enorme che colpisce Luisa alla schiena: una massa d’acqua e lei mi piombano addosso e annaspo sott’acqua senza respiro. Sarà l’occasione, dopo qualche minuto, per una risata rilassante. Poi è una lunga battaglia che dura tutta la notte. Al buio si vede la schiuma bianca sulla cresta delle onde: sbircio con l’occhio sinistro l’arrivo dell’onda e devo poggiare a destra, così che il colpo non arrivi al traverso ma quasi a poppa. La barca viene alzata di qualche metro e scende sulla china dell’onda; per evitare che si pianti con la prua bisogna orzare di nuovo. Una rotta a zigzag per circa 14 ore: al timone ci alterniamo Mario ed io ogni 15 o 20 minuti. Mai vissuta una notte così lunga e faticosa. Giungiamo sfiniti in un porticciolo nei pressi di Cagliari: la burrasca è cessata, ma tutti i componenti dell’equipaggio rinunciano alla meta e sbarcano per tornare a casa. Io e Mario proseguiamo da soli la navigazione, con due tappe alle Baleari: Minorca e Ibiza. Lasciamo la barca dopo pochi giorni nei pressi di Gibilterra.